Marchetti, Yoox: “I nostri pc ai bimbi più svantaggiati, grazie a tutti”

Federico Marchetti
Presidente di YOOX NET-A-PORTER GROUP

Emozionato. Ecco come mi sento oggi dopo aver consegnato personalmente i computer della mia iniziativa #DigitaliEUguali alle bambine e ai bambini di questa scuola, che vivono molto spesso in contesti difficili e svantaggiati e che pur essendo a Milano, la cosiddetta “locomotiva” d’Italia, avevano a disposizione solo pochi PC da dividere con tutti i compagni.

Sono rimasto davvero colpito quando l’anno scorso ho letto le statistiche secondo cui oltre un quarto delle famiglie in Italia non ha un laptop per i propri figli/e da dedicare allo studio, con o senza DAD. Sapevo che dovevo fare qualcosa per aiutarli/e perché questa situazione mette tutti/e in una situazione di grave svantaggio, durante ma anche dopo la pandemia. Oggi sono felice che tanti altri si siano uniti a me in questa iniziativa, dal team Yoox, a Maurizio Molinari, a Massimo Giannini e al Gruppo GEDI, a Specchio d’Italia e Fondazione Golinelli e alle migliaia di privati che hanno contribuito con le proprie donazioni a rendere concreto questo progetto speciale oltre alle aziende amiche come Armani, Moncler, Prada e tante altre.

Che grande emozione oggi, mi sono sentito felice di aver potuto aiutare, riconoscente a tutti coloro che ci hanno supportato e fiducioso per il futuro di queste bambine e bambini. Grazie a tutti!

-> GUARDA IL VIDEO SU REPUBBLICA <-

Digitali e Uguali, oltre 2000 donazioni

Angelo Melone
La Repubblica, 29/04/21

«Nessuna vergogna a riceverli i computer, da questa pandemia ne usciremo solo dandoci una mano». Filippo ha 15 anni, frequenta un liceo classico a Bergamo e ha avuto uno dei computer acquistati grazie al progetto, a suo modo visionario, di “Digitali e Uguali”. E quando dice: «Un computer tutto mio mi ha reso indipendente. Finalmente sono riuscito a seguire le lezioni, anche se non vedo l’ora che l’isolamento finisca», fa una perfetta traduzione pratica dell’idea che ha messo in moto questa raccolta fondi: dare a tutti e tutte gli strumenti per essere eguali nella conoscenza.

Ma, a un mese dal suo avvio, il progetto si rivela tutt’altro che visionario: si sta traducendo in una risposta sorprendente. I numeri parlano da soli. Sono arrivate a oggi 2162 donazioni (tutte regolarmente registrate sul sito digitalieuguali.it), gli euro raccolti sono 348.320. Questo vuol dire che già ora, nelle prossime settimane, verranno consegnati 1154 computer tra le scuole elementari e medie che ne hanno fatto richiesta, e via via i laptop verranno poi distribuiti in base ai diversi gradi scolastici. Sono una grandissima parte degli oltre duemila computer chiesti finora da 216 scuole. E distribuiti con un lavoro di confronto con presidi e docenti: una commissione ha vagliato le loro domande, le motivazioni alla base delle difficoltà che hanno segnalato, e così costruito una sorta di graduatoria nelle scelte e nelle assegnazioni. Ma, per quanto clamoroso, è solo l’inizio.

La campagna “Digitali e Uguali” – promossa dal gruppo editoriale Gedi (di cui fa parte Repubblica) e da Yoox, in collaborazione con Fondazione Golinelli e Fondazione Specchio d’Italia Onlus – è un appello alle aziende e ai cittadini per «contribuire ad abbattere finalmente le barriere che impediscono agli studenti italiani di crescere ed affermarsi e per portare il Paese in una posizione di forza in Europa nel grado di digitalizzazione», scrivono i promotori ricordando che il “digital divide” in Italia fa precipitare il nostro Paese al venticinquesimo posto su ventisei membri della Ue per competitività e sviluppo tecnologico.

C’è stato un momento iniziale di questa campagna che ha mostrato quanto una proposta di eguaglianza, come questa, possa colpire ragazze e ragazzi: Repubblica@Scuola ha chiesto agli studenti di inventare gli slogan (anche per i social) con i quali è stato lanciato “Digitali e Uguali”. In poche settimane ne sono arrivati oltre 700, uno dice: «Impediresti mai a uno studente di non entrare a scuola perché non può comprare i libri?». E il preside di uno degli istituti che hanno già ricevuto i computer racconta: «Ho fatto il giro di quelli che ne avevano più bisogno durante il primo lockdown, perché da noi la situazione era drammatica, la mia scuola è frequentata soprattutto da studenti dalla Val Seriana, hanno vissuto la morte di nonni e parenti: non potevo perderne nemmeno uno, era inaccettabile perderli solo perché non avevano uno strumento per collegarsi a distanza». Eccolo, riassunto da uno studente e da un preside, il “digital divide”.

La richiesta viene ora rilanciata con ancora maggior convinzione: tutti coloro che sentono di condividere la responsabilità verso il futuro delle prossime generazioni potranno offrire il loro sostegno. Non è certo “la soluzione”, ma una spinta forte perché si arrivi alla soluzione di uno dei grandi problemi italiani troppo spesso ignorati. Si chiama, appunto, “digital divide” e si può leggere come arretratezza di un Paese, mancanza di opportunità soprattutto per i più giovani che la vivono come imbarazzo e senso di esclusione. «La cosa più bella – ha notato il direttore di Repubblica Maurizio Molinari – sono le piccole donazioni, tante persone che stanno contribuendo con poco ma hanno capito il nostro messaggio».

Insieme a loro le forti donazioni di grandi gruppi come Armani, Habacus, Fondazione Giuliano e Maria Carmen Magnoni, hotel Cristallo, Richemont, Moncler, o privati come Marino Golinelli (che è anche uno dei promotori della campagna). Per tutti i donatori la risposta più bella è contenuta nella motivazione arrivata da una delle scuole richiedenti, che sono anche degli impressionanti messaggi d’allarme da tutta Italia. La docente conclude: «Semplicemente, grazie».

Bari, un computer per ogni alunno con Digitali e Uguali

Silvia Dipinto
La Repubblica, 28/04/21
Un computer per ogni bambino, per colmare il divario digitale che vede l’Italia posizionata al 25esimo posto su 26 Paesi membri dell’Unione Europea per competitività e sviluppo tecnologico. I primi dieci con destinazione Bari arriveranno questa mattina all’istituto comprensivo Japigia 1 Verga, che con tre plessi e 1200 alunni nell’ultimo anno ha dovuto reinventarsi e sperimentare nuove metodologie didattiche, in presenza e a distanza, grazie anche ai supporti tecnologici. I pc saranno donati alla scuola da ‘Digitali e uguali’, l’iniziativa volta a raccogliere fondi per regalare agli studenti italiani i computer di cui hanno bisogno, voluta da Yoox e Gedi Gruppo editoriale, in collaborazione con Fondazione Golinelli e Fondazione Specchio d’Italia onlus. Non solo lezioni a distanza o didattica digitale integrata.

L’istituto comprensivo di Japigia nell’anno di pandemia da Covid 19 ha trasferito on line tutte le attività fiore all’occhiello della scuola, dai corsi di teatro e fotografia, ai laboratori di robotica che hanno reso possibile l’accesso alle prossime gare nazionali. «Ci siamo resi conto, purtroppo, che non in tutte le famiglie e in tutte le case era presente un computer — racconta la preside, Patrizia Rossini — O comunque c’erano più studenti che avevano bisogno di un laptop o notebook, magari con i genitori in smart working». Le esigenze delle famiglie si sono moltiplicate, dunque, insieme a quelle delle scuole.

«E’ stato necessario reinventarsi per essere efficienti e fare fronte alle nuove necessità, con le lezioni al pc alternate o contemporanee a quelle in presenza — spiega ancora la preside Rossini — Ecco perché abbiamo subito colto la possibilità offerta da ‘Digitali e uguali’ per distribuire alle famiglie che più ne hanno bisogno, uno strumento indispensabile».

‘Digitali e Uguali’ ha fatto appello alle aziende e ai singoli cittadini per contribuire ad abbattere le barriere che impediscono agli studenti italiani di crescere ed affermarsi e per portare il Paese in una posizione di forza in Europa nel grado di digitalizzazione, spiegano i promotori dell’iniziativa. Cliccando qui, chiunque può offrire il suo sostegno. Le donazioni raccolte servono all’acquisto di pc da distribuire agli studenti tramite le scuole statali e paritarie del territorio nazionale che fanno richiesta sul sito. Secondo le ultime ricerche Istat, un terzo delle famiglie non ha un computer o un tablet: i dati nel Mezzogiorno sono più allarmanti (40 per cento delle famiglie prive di un pc) e mettono chiaramente in luce il digital divide che si vive all’interno delle case anche pugliesi.

Oltre 850mila studenti italiani non hanno un device per seguire le lezioni a distanza, centinaia i casi di alunni segnalati a ‘Digitali e uguali’ da Puglia, Calabria, Campania, Sicilia e Sardegna: per colmare questo gap la campagna ha già raccolto grazie alle donazioni 345mila euro.

Digitali e Uguali, raccolti oltre 100 mila euro

Ilaria Venturi
La Repubblica, 29/03/2021

Un parroco della zona ha prestato i suoi due tablet, ma sono datati: non si riesce a scaricare Meet per seguire le lezioni a distanza. La scuola ha aggiunto un computer, ma se i figli sono quattro e in casa entrano solo 500 euro al mese dopo un anno di pandemia, è dura. Il racconto è di una mamma di Prato: chiede aiuto. Non è la sola. C’è chi scrive: «Sono una di quelle famiglie che non ha il computer in casa, la mia bimba di 6 anni fa la Dad, i maestri ci mandano un sacco di schede da fotocopiare e così si va dal tabaccaio: per fortuna è gentile, qualche fotocopia ce la regala…».

Il progetto di inclusione “Digitali e Uguali” per fornire computer alle bambine e ai bambini italiani — promosso dal gruppo Gedi e da Yoox, con la Fondazione Golinelli e la Fondazione Specchio d’Italia Onlus — scopre quel mondo disuguale che la chiusura delle scuole ha reso visibile e che già l’Istat aveva fotografato: negli anni 2018-2019, il 12,3% dei ragazzi tra 6 e 17 anni (850 mila) non ha un computer o un tablet a casa e la quota raggiunge quasi un quinto nel Mezzogiorno. Il 57% lo deve condividere in famiglia.

Dietro alla statistica ci sono vite reali. Scrive una mamma dalla provincia di Milano: «Ho tre figli di 16, 11 e 9 anni. La grande usa un vecchio portatile, il secondo fortunatamente ha l’iPad della scuola, ma la piccola usa al momento (e quando funziona) un tablet vecchissimo che si spegne in continuazione. Io prendo 400 euro al mese e sono da sola con loro. So che c’è chi sta peggio di noi, ma mi chiedevo come fare». In tanti si sono fatti avanti. Donatori e chi si ritrova, come si legge nella lettera di un’altra famiglia, «dall’altra parte della medaglia»: due figli in Dad, i genitori in smart working, «finora abbiamo comprato due pc, di più non si può, e li stiamo gestendo con orari assurdi». C’è chi fa i compiti dei figli di notte, chi li vede studiare in tre in cucina, «facendo i turni nel collegamento dal telefonino e un vecchio pc che si spegne sempre» racconta Abbes, mamma tunisina con i bambini nati a Bologna.

La raccolta fondi ha già superato i centomila euro. Serviranno ad acquistare computer da consegnare ai bambini e alle bambine attraverso le scuole: sono 1.156 le richieste arrivate, ma all’appello mancano ancora alcune regioni. Le domande sono arrivate soprattutto da Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e Lazio. Il bisogno c’è, la raccolta continua. Non solo per la Dad. Ma per «mettere tutti ai blocchi di partenza», ricordano i donatori sulla piattaforma www.digitalieuguali.it. La sfida è sulla conoscenza, a partire dalle pari opportunità negli strumenti di accesso al digitale. Tra i commenti, una citazione di Dante, di cui si è appena celebrata la Giornata nazionale: canto XXVI dell’Inferno, parla Ulisse: «Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza».

Rosolino Cicero insegna matematica e scienze all’istituto comprensivo Giuliana Saladino di Palermo, che sta nell’ex Cep, Centro di edilizia popolare, periferia difficile, 650 alunni dalla materna alle medie. Spiega che «in una complicata e complessa realtà territoriale come la nostra dove, al di là dell’emergenza sanitaria, rimane il forte bisogno educativo, dare opportunità significa cambiare il destino di tanti di loro che vivono in famiglie disgregate, con genitori in carcere, in case famiglia. La nostra comunità scolastica è determinata a non lasciare indietro nessuno». Ma è una lotta coi mulini a vento, «durante il primo lockdown pur di non perdere il contatto con tutti loro abbiamo usato i gruppi di WhatsApp, ma è chiaro che ne abbiamo persi», racconta il professore. Poi sono arrivati i computer dal ministero dell’Istruzione, la sede principale è stata cablata, ma a gennaio con una nuova chiusura delle scuole in Sicilia il problema si è riproposto. «Eravamo riusciti ad annullare la dispersione scolastica in presenza, ora facciamo i conti con la dispersione digitale».