Siamo vicini allo Sri Lanka da oltre 15 anni, con il progetto del Villaggio di Ibbawale. E abbiamo voluto esserlo anche dopo la spaventosa serie di attentati che hanno devastato il paese a Pasqua 2019. Quel giorno, infatti, abbiamo immediatamente aperto una raccolta tra i donatori di Specchio dei tempi, la fondazione piemontese di cui oggi portiamo avanti l’operato in tutto il mondo.
Volevamo aiutare gli orfani e le famiglie colpite da quella inaudita violenza, così abbiamo iniziato ad operare per portare ai più poveri fra i colpiti, insieme ad un aiuto concreto, anche un segnale di amicizia: l’amicizia di un paese lontano come l’Italia, che sa però condividere questi immensi drammi.
Da allora lavoriamo a Negombo, nello Sri Lanka centrale, dove due chiese cattoliche erano state attaccate da estremisti islamici che hanno ucciso oltre 200 persone. La tragedia di questa piccola enclave cristiana, in un paese a forte prevalenza buddhista e con una importante componente islamica, è stata presto dimenticata.
Si tratta infatti di un’area povera, con scarso appeal turistico, abitata prevalentemente da pescatori: abbiamo deciso di impegnarci qui, cercando di far dimenticare in fretta, ai bambini delle scuole, quel tremendo trauma. In quegli attentati molti di questi bimbi hanno perso nonni, zii, cugini, persino genitori. E così nella public junior school Dundalpitiya e nella vicina preschool dei salesiani abbiamo portato conforto ed aiuto. Soprattutto nella poverissima scuola primaria, a cui stiamo davvero cambiando volto, con aule rinnovate e nuovi spazi gioco.
Perché, per noi, i bambini difficoltà, soprattutto quelli di un’area povera come questa, vanno aiutati sempre. Soprattutto quando gli altri, in questo caso i grandi attori della cosiddetta “comunità internazionale”, dimenticano troppo in fretta.