Un pulmino per Crotone

A Crotone serve un pulmino. Quello attuale, della cooperativa sociale “Shalom”, un nome scelto a fine Anni ’70 dai fondatori dell’organizzazione per ricordare, meglio e più di altri termini, la pace e l’augurio di prosperità, ha 17 anni e non ce la fa più. Trasportare disabili da e per il centro diurno del quartiere popolare di San Francesco, “è diventato un problema” racconta Renato Marino uno dei responsabili della coop attualmente formata da 5 persone attorno alle quali ruota una serie di volontari e collaboratori necessari per seguire, mediamente, 14-15 disabili. “Nella struttura che utilizziamo i posti sono 23 e prima della pandemia – racconta Marino – li impegnavamo quasi tutti”.

La cooperativa “Shalom” e la Fondazione Specchio d’Italia hanno trovato naturale collaborare in questa impresa, importante per una comunità di circa 60 mila abitanti, visto che, insieme, e per la prima volta in questo Natale, hanno portato anche nella città calabrese che si affaccia sul Mar Ionio il progetto della Tredicesima degli anziani. Iniziative raccontate e seguite anche dal giornale locale “Il Crotonese”.

Servirebbero almeno 19 mila euro – spiega Marino -. Il furgone che utilizziamo da sempre è anche sprovvisto della pedana per consentire una salita e una discesa agevoli a chi è obbligato a muoversi su una sedia a rotelle”. Il pulmino è uno strumento indispensabile per chi, ogni giorno, deve accompagnare i disabili da casa al centro diurno, ospitato in un edificio della Caritas, oppure per raggiungere i diversi centri fisioterapici della città calabrese.

La cooperativa Shalom, negli anni, s’è creata una solida competenza e svolge le sue attività in convenzione con il Comune di Crotone e partecipa a progetti nelle scuole ovviamente finalizzati all’inclusione dei disabili.

Fondo di Solidarietà

La Fondazione Specchio d’Italia nasce per rispondere alle richieste d’aiuto provenienti da diverse regioni italiane a seguito dell’emergenza sanitaria scatenata dal Covid-19. Segue il modello della Fondazione La Stampa – Specchio dei tempi, che da oltre 60 anni trasforma la generosità dei piemontesi in interventi a favore dei più deboli. 

Specchio d’Italia ha già avviato iniziative concrete in diverse regioni italiane, abbracciando le famiglie più emarginate, gli studenti più fragili, gli anziani in difficoltà e le piccole imprese travolte dalla pandemia. Lavoriamo per frenare l’abbandono scolastico, arginare il disagio sociale nelle periferie e per dare sollievo a chi soffre: malati, persone con disabilità, madri sole. Operiamo in tutto il mondo: in Sri Lanka finanziamo un villaggio di cinque case-famiglia per le bambine vittime di abusi e violenze, oltre ad un orfanotrofio per i bimbi di strada. In Somalia siamo presenti con un ospedale pediatrico con 50 posti letto. In Messico abbiamo ricostruito una scuola per i bimbi terremotati.

Ovunque, Specchio d’Italia s’impegna a dare aiuti concreti a chi ha realmente bisogno, donando speranza. Forte dell’esperienza maturata da Specchio dei tempi, la fondazione porta avanti progetti volti a contrastare vecchie e nuove povertà. Progetti resi possibili dai lettori delle testate del Gruppo Gedi e da migliaia di donatori.

Doposcuola in Lucania

Le periferie non sono solo quelle delle metropoli. Ci sono angoli d’Italia che per la loro marginalità geografica diventano periferie essi stessi e dove anche organizzare un doposcuola è impresa originale. E’ quanto sta accadendo a Sant’Arcangelo di Lucania, 7 mila abitanti, dove i ragazzini che vivono nella parte più povera del centro storico, sono finalmente seguiti da educatrici, tre, organizzate dall’Associazione Art Digital Emotion, con sede nel vicino comune di Teana, e finanziata da Specchio d’Italia.

“Senza questo aiuto non avremmo potuto fare nulla” racconta la referente del gruppo, Benedetta Cironi dal Tirolo, in Austria, dove lavora come assistente d’Italiano in un Liceo. Vi stupite? Non dovete: il presidente dell’associazione, per dire, vive a Roma. Il progetto di Sant’Arcangelo ha le sue radici in una community di Facebook nata durante il lockdown, che vedeva Benedetta Cironi tra i protagonisti. “Ero a sant’Arcangelo in quel periodo – racconta l’insegnante – ed avevo come vicino di casa un ragazzino immigrato di 10 anni che frequentava con il progetto Sprar l’ultimo anno delle elementari e non sapeva né leggere né scrivere”.

Benedetta si è rivolta a “Digitali e Uguali”, l’iniziativa portata avanti da Specchio insieme al Gruppo Gedi per donare computer agli studenti bisognosi. Benedetta ha chiesto aiuto e abbiamo risposto, contribuendo a creare un progetto estivo che ha coinvolto durante la pandemia una ventina di bambini di Sant’Arcangelo per tre mesi. Finita l’estate, l’iniziativa è stata rifinanziata, riprogrammata, ed è stato coinvolto il Comune che ha messo a disposizione i locali della biblioteca civica: gli studenti coinvolti sono saliti a 30 (elementari e medie). Le maestre da due a tre. E ora? Pur essendo al telefono, sembra di vedere il sorriso di Benedetta: “Se Sant’Arcangelo è il primo esempio di doposcuola, ora guarderemo ai comuni limitrofi: Francavilla, Villa D’Agri. Vogliamo continuare a crescere”.

Terremoto di Haiti

Haiti è di nuovo in ginocchio. Nell’estate del 2021 è stata sconvolta da un altro spaventoso terremoto, dopo quello del 2010: lavoriamo sull’isola da quei giorni terribili, insieme ai padri camilliani. Non ce ne siamo mai andati e ora, in questa emergenza, non possiamo lasciare sola la nostra gente. Un popolo poverissimo, che si ritrova con centinaia di morti, migliaia di feriti, un sistema sanitario pressoché inesistente e bande armate che ostacolano i soccorsi con rapine e rapimenti. Per questo abbiamo immediatamente aperto una raccolta fondi insieme alla nostra Fondazione sorella Specchio dei tempi: per offrire cure e sostegni concreti a migliaia di famiglie che hanno perso tutto. Il primo container con i nostri aiuti umanitari è arrivato a Natale.

Nel 2010 intervenimmo per sostenere l’attività dell’Ospedale Saint Camille di Port Au Prince, contribuendo anche alla realizzazione di un ambulatorio a Jeremee, nella parte più meridionale dell’isola, che risulta essere oggi anche la zona più colpita dall’ultimo terremoto. “Al momento le priorità sono due – spiega padre Antonio Menegon – l’assistenza ai feriti che spesso si trovano in villaggi completamente privi di strutture mediche di base e il reperimento di alternative abitative alle case distrutte. La prima emergenza è resa più critica sia dalle strade che attraversano la tormentata e montuosa area colpita e la dalla presenza di bande di criminali che, dopo le recenti traversie politiche del paese, hanno preso forza e che compiono continuamente rapine, rapimenti e violenze. Accanto al dramma del terremoto, qui dobbiamo dunque fare i conti anche con un profondo dramma sociale”.

Padre Robert Daudier è il direttore dell’Ospedale Saint Camille: “La scossa è stata violentissima anche nella capitale, ma è nella zona di Jeremee che la situazione è davvero tragica. Di fatto, è difficile potare soccorsi via terra perché l’area di Martissant, lungo il percorso, è in mano ai banditi da mesi: sparano alle auto di passaggio, aggrediscono i passanti, rapiscono chi può pagare qualcosa, ed i bianchi sono i più a rischio. Abbiamo bisogno di aiuto per superare queste situazioni difficili, magari cercando di utilizzare anche un elicottero. La popolazione non ce la faceva già più di fronte a queste terribili condizioni socio-politiche. Ed ora è arrivato il terremoto, con centinaia e centinaia di morti, migliaia di case distrutte, decine di migliaia di famiglie in gravissima difficoltà, anche alimentare”.

*Foto Ansa / La Stampa

In aiuto del Brasile

In Italia il Covid fa meno paura, ma altrove sembra inarrestabile e compie stragi. Soprattutto nelle aree del mondo più povere, in quei paesi dove non si riesce ad opporgli adeguate campagne di vaccinazione. Come capita in Brasile, dove la pandemia ha già fatto mezzo milione di morti e dove la sua progressione è testimoniata da 100.000 contagi al giorno. Ma in molte aree rurali del Brasile, accanto al Covid si muore anche di fame, di denutrizione, in conseguenza di un’alimentazione precaria, dannosa, invalidante. E così la pandemia uccide indifferentemente giovani ed anziani, senza fare distinzioni, con crudeltà.

Specchio d’Italia ha ricevuto, in questi giorni, il disperato appello di Crateus, un centro agricolo dello stato del Ceará, in Brasile, sette ore di pullman all’interno di Fortaleza. I volontari della Caritas, che lavorano qui, sono stati molto chiari: “Covid e fame stanno trasformando la vita della gente in un inferno. Gli ospedali non ricevono più i malati e si muore in casa e persino per strada”. A mancare sono ormai le medicine, ma anche i generi alimentari. La perdita di potere di acquisto del real ha impoverito tutti. I prezzi sono saliti alle stelle”.

Specchio ha così deciso di intervenire sostenendo aiuti alimentari per 560 persone. Nelle prossime ore avvierà la distribuzione di pacchi alimentari, ognuno dei quali consentirà ad una famiglia di sopravvivere per un mese. Il pacco conterrà riso, cous cous, spaghetti, sardine, caffè, olio, zucchero, sale, biscotti oltre a prodotti per l’igiene personale.

Per i profughi birmani

Il popolo birmano attraversa un periodo drammatico ed oscuro, funestato dalle violenze successive al golpe militare con decine di morti e terrore per le strade. Specchio d’Italia lancia un progetto per aiutare i profughi che cercano rifugio nella vicina Thailandia, ma che sono privi di qualsiasi risorsa. Centinaia di birmani lasciano infatti ogni giorno il Myanmar, terrorizzati anche dal sistematico lancio di granate da parte dell’esercito per scoraggiare qualsiasi dimostrazione e qualsiasi assembramento.

L’unica strada per lasciare il paese è attraversare il fiume Kraburi, che di fronte a Kawthaung presenta un largo istmo e così raggiungere la cittadina thailandese di Ranong. Sono soprattutto donne, anziani e bambini, perché la maggioranza degli uomini preferisce, in questa fase, restare nei campi ad accudire gli animali, oppure continuare a badare alla raccolta del caucciù dagli alberi della gomma.  E’ gente povera, poverissima, del tutto priva di risorse adatte ad una fuga tanto disperata. Che, per raggiungere la Thailandia, deve anche fare i conti con i militari thai che hanno spesso respinto con la forza questi tentativi di emigrazione.

Comunque, quasi tutti prima o poi riescono a raggiungere la città di Ranong, nei pressi della quale è in costruzione un campo per accoglierli. La grande maggioranza trova ripari di fortuna o, semplicemente, dorme sotto le stelle, approfittando della stagione secca, che però sta per finire. La grande maggioranza dei profughi appartiene all’etnia Karen, la più invisa ai militari birmani perché portatrice di storiche istanze separatiste. I karen vivono tutti nel sud del paese, sono in prevalenza buddhisti ma con una crescente componente cattolica. Gente fiera e coraggiosa, forte della propria identità, legatissima alla propria terra. Accanto ai karen ci sono anche tanti birmani scesi dal nord, da Yangoon e persino da Mandalay, che stanno migliaia di chilometri più a nord.

Specchio d’Italia prosegue l’esperienza della fondazione sorella Specchio dei tempi, che è attiva da 16 anni in questa area. Dopo lo tsunami, a Surat Thani ed a Batong, ha costruito una scuola professionale ed un orfanotrofio. Da tre anni sostiene a Kawthaung l’attività della onlus torinese Medacross, guidata dal professor Daniele Regge dell’IRCC di Candiolo che offre servizi medici gratuiti nei villaggi e sulle isole dell’arcipelago.

I forti rapporti con il vescovo salesiano (cha ha studiato a Torino) Joseph Prathan ci hanno consentito di allacciare subito importanti contatti a Ranong dove ci prefiggiamo di offrire, in tempi molto brevi, assistenza sanitaria ai profughi(che non possono accedere, in quanto irregolari, alla sanità thailandese) nonché aiuti alimentari alle famiglie.

Accanto alle famiglie libanesi

Specchio d’Italia e la Brigata Taurinense operano insieme in Libano in un progetto di agricoltura sociale a favore delle popolazioni più povere del sud del paese. Il Nizza Cavalleria di stanza a Bellinzago Novarese, il battaglione Saluzzo di stanza a Cuneo e il reparto logistico della brigata, di stanza Rivoli (tutti inquadrati nella Taurinense), sono da qualche settimana attivi nella zona di Al Mansouri, quale componente di manovra del contingente italiano in Libano nell’ambito della missione Unifil, la forza di interposizione delle Nazioni Unite.

Specchio d’Italia, insieme ai militari, realizzerà delle “isole agricole”  con orti, serre, frutteti e allevamenti di animali da cortile, per contrastare la grande povertà di chi vive in questi territori. L’obiettivo è di dare una autonomia alimentare ad ogni famiglia indigente, cercando di offrire loro anche la possibilità di modesti ricavi con la vendita delle produzioni agricole e delle uova.

Specchio d’Italia ha già sviluppato il progetto grazie alla  collaborazione, oltre che del Comando della Taurinense,  anche della Imam Sadr Foundation, che ha due sedi: una a Beirut ed un’altra nella provincia di Tiro. Questa fondazione, riconosciuta dalle Nazioni Unite, è impegnata soprattutto nell’assistenza scolastica ai bambini delle famiglie più povere e ad alla formazione delle donne.

Specchio d’Italia realizzerà delle isole di agricoltura sociale, ognuna delle quali disporrà di una serie di moduli, ampliabili e replicabili: una serra, un orto in pieno campo, un pollaio integrati da un frutteto, un’area servizi ed un’area compostaggio. Primo step sarà la serra, dotata di impianto di irrigazione a goccia: il progetto prevede una estensione da 80 a 300 metri quadrati.  Secondo step sarà la realizzazione di un pollaio (con 90 galline ovaiole e 10 galli) su una superficie di circa 100 metri quadrati con annesso ricovero notturno a protezione dai predatori. Il pollaio sarà dotato di reti ombreggianti ed antipioggia oltre a mangiatoie ed abbeveratoi. In un’area collegata verranno sistemate due incubatrici da 200 uova complessive, così da garantire un costante apporto di pulcini.

L’orto verrà realizzato in pieno campo con pratiche di agricoltura biologica (per quanto possibile in un’area complessa) con l’obiettivo di una progressiva riduzione di concimi e fitofarmaci. La concimazione verrà gradatamente integrata con l’humus prodotto nell’area di compostaggio (dotata di biotrituratore). L’isola agricola verrà inoltre dotata di un motocoltivatore, di un serbatoio per la riserva d’acqua, delle relative tubature e di attrezzi agricoli.

L’obiettivo è quello, nel giro di un mese e cioè entro la fine di maggio, di avviare una valida produzione destinata all’autoconsumo, offrendo contemporaneamente alle famiglie interessate l’acquisizione  delle conoscenze necessarie alla gestione dell’area agricola e di quella allevatoria. Per questa ragione è anche prevista una attività formativa d parte degli agronomi della Taurinense.

donazioni onlus

Adotta un bimbo ruandese

Dal 2019 siamo presenti in Ruanda, con un progetto avviato da Specchio dei tempi per i bambini di Nganzo, che ora portiamo avanti insieme ai donatori di Specchio d’Italia. In questo villaggio abbiamo imparato a conoscere i problemi delle scuole ruandesi: qui le classi hanno in media 65 allievi. Qui solo il 65% degli studenti porta a termine la scuola (dati 2016, fonte Unicef). Qui migliaia di ragazzi si perdono: le lezioni sono troppo costose, le aule difficili da raggiungere. E le famiglie sempre più povere.

Il Covid ha peggiorato tutto, così la nostra referente in Ruanda Annamaria Zavagni Bergoglio e il responsabile delle scuole cattoliche della CEI ruandese, Padre Lambert Dusingizimana, ci hanno chiesto aiuto. Per molti bambini della provincia orientale la frequenza scolastica è resa sempre più irregolare a causa della pandemia di Coronavirus, della malaria e delle infezioni intestinali. Ed è sempre stata limitata durante la stagione delle piogge, quando muoversi, in questi territori, diventa quasi impossibile.

Per permettere ai bimbi di non interrompere gli studi, gli istituti sono dotati di foresterie, dove i piccoli vivono lontani dai genitori, ma vicini a banchi e lavagne. L’ospitalità in queste strutture fa raddoppiare i costi per le famiglie: se per un anno di retta scolastica ci vogliono 150 euro, quando si aggiunge il collegio ne servono 300. Cifre enormi per chi non ha nulla.

E poi ci sono i bimbi che dal collegio non escono più: i bimbi sordomuti, che alla fine del trimestre nessuno viene a prendere. Di loro (e di tanti altri ragazzini bisognosi, con o senza disabilità), si occupano le suore missionarie che gestiscono gran parte delle scuole della zona, tra Kicukiro, Nyamirambo, Rulindo, Kigali, Musanze e Nyarugenge. A ognuno di questi scolari Specchio d’Italia sarà accanto nei prossimi mesi. Vogliamo aiutarli a diventare grandi, sostenendoli con interventi concreti e con la nostra amicizia. Tutti possono “adottarli”, finanziandone gli studi e donando loro la possibilità di un futuro migliore.

Cliniche mobili in Birmania

Il Myanmar (Birmania) è uno dei paesi più poveri del pianeta. Nella zona sud del paese, a Kawthaung, in un’area flagellata da malaria e dengue, oltre che dalla tratta di prostituzione minorile, dall’A.I.D.S. e dal mercato illegale della droga, svolgiamo da quattro anni un progetto sanitario. Abbiamo cominciato nel 2016 con la fondazione Specchio dei tempi, e oggi il progetto è sostenuto anche da Specchio d’Italia. Sul territorio viene sviluppato ogni giorno da Medacross, una onlus di cui siamo i principali finanziatori. 

Lavoriamo attualmente con due obiettivi. Il primo è quello di garantire la quotidiana attività di un ambulatorio medico gratuito a Kawthaung, città al confine con la Thailandia, dove i servizi sanitari sono del tutto inadeguati e la popolazione è costretta a cercare cure a pagamento, senza potersele permettere. Nella nostra Basic Health Clinic abbiamo in cura 4000 pazienti e operiamo una media di 50 visite al giorno. Il secondo obiettivo è un’attività di cliniche mobili: utilizziamo fuoristrada e barche con a bordo un medico e due infermieri, per raggiungere i villaggi più sperduti. Sono oltre venti quelli dove riusciamo ad arrivare, in un raggio di 150 chilometri. Portiamo cure a migliaia di persone, in particolare bambini affetti da malnutrizione e problemi respiratori.

Abbiamo promosso anche diverse missioni di medici italiani in Birmania per formare il personale locale. In particolare, insieme a Medacross stiamo ora potenziando l’Aung Bar Station Hospital, un piccolo ospedale rurale: vogliamo migliorarne i servizi e l’approvvigionamento di medicinali in modo da coprire il fabbisogno sanitario della popolazione che vive e lavora nell’area e che al momento è costretta a percorrere 80 chilometri per raggiungere Kawthaung. Nei prossimi mesi continueremo a dare speranza a un paese straziato dalle recenti tensioni politiche che potrebbero portare ad un ulteriore impoverimento.

 

Villaggio delle bambine

In Sri Lanka, nell’entroterra di Matara, a circa 12 chilometri dalla costa, abbiamo costruito un villaggio, subito dopo lo tsunami del 2004. Cinque case famiglia, un medical center, la casetta degli uffici: inizialmente servì per dare assistenza a chi, nel maremoto, aveva subito gravi traumi e fratture. Ma dopo qualche anno queste esigenza venne a mancare e, d’accordo con il governo cingalese e con il Tribunale di Matara, decidemmo di convertire le strutture in centro di accoglienza per bambine sfortunate. Così, da oltre otto anni, ospitiamo queste piccole che hanno vissuto sulla propria pelle l’abuso e l’abbandono.   

È il nostro impegno contro la violenza sulle donne: un progetto concreto di cui ci occupiamo quotidianamente, non soltanto nel giorno delle “scarpette rosse”. Un progetto avviato da Specchio dei tempi e sostenuto da Specchio d’Italia, unico nel nostro Paese: è stato raccontato anche dal Kilimangiaro di Rai3 e la nostra fondazione vuole farlo conoscere in tutta Italia. 

Oggi le bimbe sono una ventina, divise nelle case famiglia che stiamo ammodernando. Nel villaggio hanno spazi per giocare e per studiare e ogni mattina le portiamo a lezione con il nostro scuolabus. Sosteniamo interamente il peso economico dell’iniziativa che, nella pratica, è realizzata dai monaci buddhisti della Oba Mama Association, guidata dal reverendo Ratanasare, il capo spirituale del sud dello Sri Lanka.

Dal 2017 sosteniamo anche l’Orphanage di Matara. Cioè un orfanotrofio gestito dai monaci buddisti su mandato del tribunale. Attualmente ospita 13 ragazzi, più della metà dei quali sotto i 6 anni: dal bimbo che ha perso entrambi i genitori colpiti da un cancro, a quello che i genitori non li ha mai avuti, a quello che è stato abbandonato in ospedale dalla famiglia soltanto perché malato. Poi ci sono i “bambini di strada” a cui è stato dato un tetto. Non potevamo, e non possiamo, lasciarli soli.

Terremoto in Centro Italia

Dopo il terremoto del 24 agosto 2016 in Centro Italia siamo stati subito operativi, prima con la fondazione Specchio dei tempi e ora con Specchio d’Italia. Abbiamo scelto Arquata del Tronto, il centro marchigiano più colpito, con 51 morti e devastazioni immani. Il lavoro è stato intenso, in perfetta intesa con l’amministrazione comunale e con la gente del posto con cui è nato un legame fatto di fiducia e di speranza.

Così la nostra nuova ecoscuola antisismica di Arquata ha aperto il 15 settembre 2017: si estende su una superficie di 1000 mq ed ospita materna, elementari e medie. E’ stata realizzata dalla Wolf Haus di Vipiteno, azienda leader nel settore. Pensata per garantire il massimo risparmio energetico ed il minor impatto ambientale, dispone, oltre che di aule, uffici e servizi, anche di una sala informatica, di una cucina industriale e di una mensa. Ogni classe è cablata e dotata di lavagna touch-screen. La struttura è coperta da una garanzia di 50 anni e ha un valore di 2,6 milioni di euro a cui vanno aggiunti i costi di urbanizzazione dell’area. 

Una volta completata la scuola, abbiamo realizzato una palestra proprio accanto, che è stata inaugurata a settembre 2018. È costruita con materiali testati in una “disaster room” che riproduce i più violenti terremoti mai registrati. Si tratta di uno spazio di circa 500 mq, dotato di campo regolamentare di basket e pallavolo, servizi e spogliatoi.

A contribuire sono stati oltre 16 mila donatori da tutto il mondo, ma anche aziende come Reale Foundation e Mail Boxes Etc. In totale sono stati raccolti circa 3,7 milioni di euro. E il nostro impegno per la ricostruzione continua: con un bando finanziato da Reale Immobili S.p.a. e destinato ai piccoli imprenditori, per far rinascere l’economia locale. E con piccoli aiuti concreti per la popolazione, come gli assegni per i nuovi nati: 2000 euro per ogni bimbo.

Doposcuola a Bastogi

Nell’ex residence Bastogi, che ufficialmente non ha nemmeno la destinazione d’uso abitativa, vivono 2000 persone: famiglie principalmente italiane in condizione di fragilità e difficoltà economica. Si stima che in queste palazzine della periferia romana crescano almeno 300 bambini e adolescenti, molti dei quali non sono mai andati a lezioneIn mezzo a queste case stiamo affrontando la nostra sfida più complicata: la lotta alla dispersione scolastica, alla micro e baby criminalità. Povertà, disagio sociale, abusivismo, violazione degli obblighi scolastici sono gli avversari da battere per dare a decine di bimbi un futuro più sereno, nella legalità.

Per essere vicini a questi ragazzi, durante l’Emergenza Coronavirus abbiamo distribuito 60 zainetti con prodotti di cancelleria e libri da leggere. Poi abbiamo ottenuto e realizzato un’aula per ospitare quattro pomeriggi di aiuto compiti a settimana. E l’abbiamo anche arredata secondo le più recenti norme anti-contagio. Il progetto è partito nella primavera 2020, con la preziosa logistica dell’associazione romana Amici dei Bimbi Onlus di Stefano Santini. E comincia a dare importanti risultati di inclusione. Sempre nell’area Bastogi stiamo sostenendo gli anziani in difficoltà con le Tredicesime dell’Amicizia, storica iniziativa con cui da 45 anni aiutiamo i nonni più soli e più poveri. Ognuno riceve un assegno da 300 euro e tutti possono fare richiesta compilando il modulo disponibile qui.

Contemporaneamente all’intervento a Bastogi sono stati finanziati altri due progetti romani: un’attività di pet therapy a favore dei bambini disabili delle scuole primarie (con Antas Onlus) ed un programma di donazione di parrucche alle donne costrette alla chemioterapia nell’Ospedale di Tor Vergata (con l’Arcobaleno della Speranza Onlus).