Per le bambine del Benin

Albina, quindi bianca. Respinta dalla sua comunità, incapace per retaggi culturali e tribali di accettarla, Isabel stava semplicemente per essere allontanata dal suo villaggio e di fatto condannata a morte. Ma non è successo. Sulla sua strada ha trovato padre Servais ed i volontari torinesi dell’Onlus Amici di Cinzia, che l’hanno accolta in una struttura con decine di altre bambine sfortunate. E che oggi vanno fatto vivere e crescere, pensando anche al loro inserimento in una società che resta povera e difficile, ma che nella quale andranno inserite con un minimo di preparazione e di formazione, così da rendere più semplice il loro accesso ad un lavoro.

Tutto questo accade in Benin, dove vivono le bambine, ed un po’ a Torino dove gli amici di Cinzia, guidati da Silvano Bonato si impegnano per trovare risorse. “Il  centro d’Accoglienza e Sviluppo per Bambine “Amici di Cinzia” di Boukoumbè – spiega Silvano Bonato – è situato nel villaggio di Natta ed è attivo dall’ottobre del 2020. Oggi ospita 40 bambine. La popolazione della città di Boukoumbè, situata a nord-ovest del Benin nel  dipartimento dell’Atakora, secondo l’ultimo censimento del 2018, contava 500.000 abitanti, moltissimi dei quali in situazione di grave povertà.

Il centro di Accoglienza “Amici di Cinzia” dista 8 Km dalla città ma la sua posizione è strategica per l’istruzione delle piccole ospiti che possono frequentare una scuola pubblica situata a soli 100 metri di distanza, una situazione che le pone al sicuro dai pericoli. L’accoglienza delle piccole ospiti avviene con la collaborazione di un’assistente sociale che interviene anche nel seguire le  bambine che le famiglie spontaneamente portano al centro, non potendo seguirle e spesso nemmeno sfamarle.

Attualmente sono in corso i lavori di recinzione dello spazio del centro (in muratura) e a breve inizieranno i lavori per la costruzione del nuovo dormitorio che permetterà di estendere la capacità ricettiva del centro stesso. I lavori si svolgono sempre in “stile africano” ovvero secondo 4 tappe: fabbricazione dei mattoni, scavo fondamenta, costruzione dei muri, posizionamento tetto”. La nuova recinzione garantirà la sicurezza delle bimbe, il nuovo dormitorio consentirà di poterne accogliere un numero maggiore. Ma per fare tutto questo occorrono risorse”-

Terremoto Siria – Turchia

Gli aiuti alle popolazioni colpite dal devastante terremoto nella notte fra il 5 e 6 febbraio, dopo la Turchia, sono finalmente arrivati anche in Siria. Un’impresa, viste anche le difficoltà fisiche e burocratiche superate, resa possibile dalla generosità di migliaia di donatori che ci hanno permesso di raccogliere oltre mezzo milione di euro che stiamo impiegando per far fronte all’emergenza nei territori colpiti dal sisma.

Le prime operazioni all’indomani del terremoto sono state rese possibili con una colonna di soccorso (ambulanza, pick-up, mensa mobile montata su un maxi furgone) che si è mossa da Cernivci in Ucraina ed è arrivata ad Antiochia, la città più devastata della Turchia, dopo un viaggio di 48 ore attraverso Romania e Bulgaria con i volontari di “Remar Sos”, partner logistico di Specchio d’Italia in questo intervento.

Aggiornamenti da Siria e Turchia

In Turchia, nella provincia di Hatay (Antiochia), nel quartiere di Defne, è stata individuata una ex discoteca/sala da ballo costruita in cemento armata, all’interno del quale è stata attrezzata un’area notte di emergenza, capace di ospitare oltre un centinaio di brandine. All’esterno è stata sistemata una cucina mobile, una tensostruttura-refettorio ed è stata attrezzata un’area giochi per i tanti bambini rimasti senza scuola e senza casa.

Abbiamo acquistato un furgone che ci ha concesso di portare tende pneumatiche e tende tradizionali (fornite in tempi record dalla Ferrino), oltre a 50 brandine e migliaia di confezioni di farmaci di pronto utilizzo. A Defne è iniziato l’allestimento della tendopoli che verrà adeguatamente implementata nei prossimi giorni, sino ad accogliere 500 sfollati.

In Siria, invece, nelle prime due settimane è stata privilegiata la distribuzione di kit sanitari e viveri nella zona di Latakia per poi passare alla progettazione e all’assegnazione di casette prefabbricate, nella zona di Aleppo,  che possano consentire una vita meno precaria.

Gli obiettivi delle prossime settimane sono quelli di completare l’allestimento della tendopoli di Defneaumentare la potenzialità della cucina da campo sino a 3000 pasti/giorno, dotare quell’area di una logistica adeguata (mancano, per esempio, mezzi per trasferire le derrate alimentari da aree meno colpite), e soprattutto aumentare il numero dei pacchi viveri distribuiti nei villaggi dimenticati lungo il confine siriano, abitati in prevalenza da curdi.

In Siria verrà aumentato il numero delle casette prefabbricate da mettere a disposizione dei terremotati, con un occhio sempre all’approvvigionamento  delle derrate alimentari, la cui importazione in Siria è anche soggetta a controlli e limitazioni da parte delle autorità locali.

Come donare per i terremotati

Si può versare qui con carta di credito e Paypal. Oppure si può versare con un bonifico bancario sul conto corrente intestato a Fondazione Specchio d’Italia ETS codice Iban IT82 F030 6909 6061 0000 0176 056 oppure con bollettino postale sul conto corrente postale numero 1051722237 intestato a Fondazione Specchio d’Italia, via Brentano 2, 20121, Milano. Causale: “Terremoto Turchia-Siria”.

Tutti i versamenti, eccetto quelli in contanti, sono fiscalmente deducibili.

Forza Nonni!

Un assegno per pagare le bollette più urgenti, una spesa per riempire il frigo rimasto vuoto, un aiuto nelle pulizie per chi è solo e non ce la fa più. “Forza Nonni!” è un progetto nato dopo lo scoppio della pandemia. Quando ci si è improvvisamente resi conto che i più anziani erano diventati molto più fragili, e non soltanto – purtroppo – perché morivano. La loro vita si era improvvisamente complicata e tutto era diventato più difficile: dal ritirare un farmaco sino a mantenere un minimo di relazioni umane con i figli ed i nipoti.

Solitudini profonde, percorse dalla paura ma anche dalla disperazione. Così ci siamo messi in moto e abbiamo individuato gli over 80 più fragili di Milano, Roma, Bari, Palermo, Trieste e Genova. Anziani come Maria, rimasta sola dopo sei figli, in una casa fredda: non può permettersi di pagare il riscaldamento, e deve sempre indossare un cappello e una coperta per ripararsi dal gelo. Anziani come Rosalia, che dopo una vita spesa per assistere gli anziani, ora chiede aiuto: ha la schiena distrutta dal lavoro, fatica a muoversi, da cinque anni non esce più. E non ha nessuno accanto.

Di ognuno dei nostri nonni conosciamo la storia: li incontriamo, verifichiamo ogni situazione, controlliamo i modelli Isee. Un’esperienza già avviata negli scorsi mesi in Piemonte da Specchio dei tempi, che ora la fondazione Specchio d’Italia replica nel resto del Paese.

Il progetto prevede, per ogni beneficiario, tre diversi aiuti: la consegna di un assegno da 300 euro che ogni Natale, dal 1976, offriamo a migliaia di anziani); la donazione di due spese al mese lasciate sullo zerbino in sicurezza; la assistenza per quattro ore al mese di una collaboratrice domestica. Ma anche una costante presenza telefonica con momenti di condivisione e, all’occorrenza, pure un supporto psicologico. Tutti modi per dire “Forza nonni: non siete soli!”. 

Per le Marche

Centinaia di donazioni a Specchio per soccorrere le popolazioni alluvionate

Centinaia di donazioni nelle prime 24 ore della sottoscrizione aperta da Specchio d’Italia. La generosità degli italiani ha risposto con slancio all’appello che sale dai comuni marchigiani colpiti dall’alluvione di giovedì. Fra i tanti versamenti online, molti sono accompagnati da una frase di incoraggiamento. Dal “tornerà il sole e sarete più forti di prima” di Giuseppe al “un abbraccio da Torino” di Ivana, ai tantissimi “non siete soli”. Donazioni giunte da tutta la penisola: da Bolzano a Taranto, da Genova a Trapani. Un forte esempio di solidarietà.

Già a metà della prossima settimana, una volta dimensionata la risorsa disponibile, Specchio d’Italia sceglierà dove e come effettuare i suoi interventi. Nel giro di una decina di giorni contiamo di evidenziare gli obiettivi e iniziare a distribuire gli aiuti.

Al dolore per i tanti, troppi morti, si sono infatti aggiunti pesantissimi danni nei comuni di Senigallia, Barbara, Ostra, Trecastelli Cantiano e Sassoferrato appaiono già ingenti ad una primissima valutazione. Mentre le famiglie che hanno avuto la casa devastata dalle furia dei torrenti Misa, Sentino e Nevola sono centinaia: l’acqua in casa porta infatti distruzione con mobili in legno irrimediabilmente compromessi ed elettrodomestici da buttare

Così Specchio d’Italia (che opera in tutta Italia forte dell’esperienza di Specchio dei tempi, la fondazione già vicinissima alle Marche dopo il terremoto di 6 anni fa con la costruzione di tutte le scuole e della palestra di Arquata del Tronto) ha deciso un immediato stanziamento di 10.000 euro a cui si stanno aggiungendo centinaia di donazioni che tutti possono effettuare per sostenere le comunità colpite da questo dramma.

Si può donare su specchioditalia.org con carta di credito e Paypal. Oppure si può versare con un bonifico bancario sul conto corrente intestato a Fondazione Specchio d’Italia Onlus codice Iban IT82 F030 6909 6061 0000 0176 056 oppure con bollettino postale sul conto corrente postale numero 1051722237 intestato a Fondazione Specchio d’Italia, via Brentano 2, 20121, Milano. Causale: “Per le Marche”. Tutti i versamenti, eccetto quelli in contanti, sono fiscalmente deducibili. Info: info@specchioditalia.org; tel. 02.87197221, 011.6568376.

Info: info@specchioditalia.org

Per Kevin

Kevin è nato senza metà della gamba. Niente dal ginocchio alla caviglia. Ora ha cinque anni e una malattia che colpisce un bambino su un milione: “enimimelia tibiale 5°”. Non gli permette nemmeno di camminare. Kevin non ha la tibia, il perone va ricostruito, c’è una biforcazione nel femore e il piede è piegato verso l’interno.  Il papà di Kevin, Fabio,  operaio fresatore, racconta: “Abbiamo provato di tutto in Italia, sette interventi ma nessuno ha funzionato, così siamo partiti per l’America”. Spiega Elisabetta, la madre di Kevin.

Abbiamo intrapreso un percorso al Paley Institute in Florida. Quel primo intervento, un anno fa, ci ha dato speranza: i primi miglioramenti si sono visti subito. Poi sono seguite altre tre operazioni, con altri piccoli miglioramenti. Ora la famiglia chiede aiuto: mancano le risorse per continuare con le operazioni successive, per dare al bimbo una vita normale. “Quando ho partorito ho subito capito che qualcosa non andava. Ero in ascensore, aspettavo di vedere mio figlio appena nato, e poi ho sentito la dottoressa dire che doveva parlare con mio marito”. All’inizio nessuno capiva. Parte da qui una ricerca infinita di soluzioni che alla fine non sono mai abbastanza.

“Abbiamo provato di tutto. Siamo entrati e usciti dalle sale operatorie senza avere mai un successo. Kevin non migliora, non riusciva a camminare”, spiega sua madre. “Hai paura”, aggiunge il padre, “vuoi aiutare tuo figlio e non sai come fare”. Poi mamma Elisabetta trova una storia uguale a quella di suo figlio. Un bambino polacco, si chiama Bartek ed è stato aiutato da un dottore americano che si chiama Paley. Il ciclo di operazioni costano però centinaia di migliaia di euro. La famiglia fa l’impossibile e organizza, grazie alle prime donazioni.  trasferta e operazione.  “Là hanno tecniche che in Italia non esistono, per la prima volta abbiamo visto miglioramenti”, spiega il padre. Tre interventi per applicare un fissatore esterno in grado di mettere in asse il femore e ruotare il piedino a 90 gradi con la fusione della caviglia. Ma per Kevin la strada è ancora lunga, fatta di altre operazioni: la prossima fra pochi mesi.

La sua famiglia ha messo mano a tutte le proprie risorse e  non può affrontare costi che sono proibitivi. L’Asl Città di Torino ha fatto la sua parte, erogando circa la metà dei costi sanitari, ma molte spese non sono coperte. E così il papà di Kevin è venuto a trovarci, lo abbiamo accolto, poi abbiamo ascoltato i medici e trovato conferma che la strada americana è l’unica possibile. Specchio d’Italia darà una mano anche a lui, con l’aiuto di tutti.

Per la gente dell’Ucraina

Anche una guerra feroce e tragica come quella che da un anno sta massacrando l’Ucraina e gli ucraini può avere un risvolto umano, di solidarietà, di amore. L’hanno creato quasi 8 mila donatori che, in 365 giorni, hanno permesso a Specchio d’Italia di raccogliere 1,75 milioni di euro.  Denaro che, unito alla fatica e passione dei volontari, ha permesso di realizzare 3 villaggi per profughi a Leopoli, Cernivci e Rivne; ha sostenuto 1200 famiglie ucraine in Italia e fatto arrivare in quella terra martoriata 250 tonnellate di aiuti.

Un’avventura iniziato all’indomani dello scoppio della guerra con il lancio della sottoscrizione attraverso le due Fondazioni vicine al Gruppo editoriale Gedi, cioè Specchio dei tempi, incardinata a Torino e in Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta e, appunto, Specchio d’Italia, nel resto del Paese. Il primo intervento è stata l’attivazione di navette e pullman per portare in Italia soprattutto donne e bambini in fuga dalla guerra. Famiglie aiutate economicamente in collaborazione con il Consolato ucraino a Torino, e inserite in progetti mirati come “Forza mamme ucraine” che ci ha permesso di assistere 200 madri e 400 bambini.

Già ad aprile 2022, A Cernivci, in Ucraina, 30 chilometri dalla Romania, abbiamo costruito il “Villaggio di Specchio d’Italia”, una tensostruttura di oltre 1000 mq con la capacità di distribuire 1500 pasti al giorno – in collaborazione con i volontari di Remar Sos – e offrire un minimo di assistenza sanitaria, d’intesa con l’associazione Lorenzo Greco,  grazie a 2 Specchiobus con 2 ambulatori medici. E poi, a giugno, un altro villaggio profughi a Leopoli e, a dicembre, a Rivne, una tensostruttura coibentata.

Progetti indispensabili, perché molte famiglie, pur avendo perso tutto a causa delle bombe, non volevano partire e allontanarsi dalla loro terra.  Così come centinaia di profughi accolti in Italia, di fronte all’eroica resistenza dei soldati ucraini che stavano e stanno bloccando l’invasione russa, già a giugno chiedevano di poter tornare in patria. E quindi, per loro è stata messa su strada una catena di pullman navetta da Roma e Torino verso Leopoli: abbiamo trasportato oltre 1500 persone, questa volta collaborando con l’Ambasciata ucraina della Capitale.

Grandi numeri, dunque, che fanno passare un po’ in secondo piano piccole ma straordinarie storie di solidarietà. A Palermo, ad esempio, abbiamo sostenuto la piccola Elisabetta, una bambina con grave disabilità atterrata in Sicilia con la sua mamma dopo lo scoppio della guerra. Oppure il giovane Vlad, che a 16 anni lotta contro la sclerosi multipla: lo abbiamo accompagnato nel nostro Paese e gli abbiamo donato un sussidio e un tablet.

Tutte le iniziative, alle quali si aggiunge l’impegno a sostenere gli approvvigionamenti dei nostri Villaggi Profughi fino a giugno e ad esaurimento delle risorse a disposizione, vengono portate avanti, come già detto, in sinergia tra Specchio d’Italia e Specchio dei tempi, e quest’ultima è stata incaricata dalla Regione Piemonte di coordinare la raccolta fondi e lo sviluppo dei progetti solidali a favore degli sfollati. Specchio dei tempi ha oltre 60 anni di esperienza nei contesti di emergenza.

Buon Natale Nonni!

Maria, che a 87 anni può permettersi di accendere il riscaldamento solo un’ora al giorno. Nessuno la aiuta: aveva un marito violento e i suoi figli, travolti da droga e alcool, non ci sono più. Joseph, che ha perso ogni risparmio per scelte professionali sbagliate. E ora si trascina da una giornata all’altra: le gambe fanno male, il tempo non passa mai, le spese si moltiplicano. Ma la pensione è sempre la stessa: troppo bassa.

Gli anziani che sosteniamo con il progetto Buon Natale Nonni! sono fragili e sfortunati, come Joseph e Maria. La vita li ha messi in ginocchio e sono rimasti soli, con gli incubi di notte e il conto in rosso. Abitano nelle periferie più povere d’Italia, a Bari, Crotone, Roma e Palermo. Ma anche nel cuore di Sassari e Trieste, e accanto agli uffici e ai grattacieli di Milano. Non hanno più parenti oppure hanno famiglie così: divise da decenni, distrutte da disgrazie improvvise, angosciate da una povertà quotidiana. Per Natale vogliamo offrire loro un contributo di 300 euro, per pagare il riscaldamento e le spese più urgenti. Un regalo che dà speranza. L’unico regalo che riceveranno questi nonni dimenticati da tutti.

Buon Natale Nonni! arriva dalla tradizione de Le Tredicesime dell’Amicizia, un progetto nato a Torino nel 1976 dalla nostra fondazione sorella Specchio dei tempi, che opera in Piemonte. Dal 2020 Specchio d’Italia porta l’iniziativa in altre otto regioni, grazie alla generosità dei lettori di Repubblica, Il Piccolo La Nuova Sardegna. Il meccanismo è ovunque lo stesso. Gli anziani e gli enti che li assistono possono presentare richiesta (compilando il modulo qui). Ogni donazione che ci viene affidata diventa immediatamente un aiuto concreto. Più fondi raccogliamo, più nonni abbracciamo.

Un pulmino per Crotone

A Crotone serve un pulmino. Quello attuale, della cooperativa sociale “Shalom”, un nome scelto a fine Anni ’70 dai fondatori dell’organizzazione per ricordare, meglio e più di altri termini, la pace e l’augurio di prosperità, ha 17 anni e non ce la fa più. Trasportare disabili da e per il centro diurno del quartiere popolare di San Francesco, “è diventato un problema” racconta Renato Marino uno dei responsabili della coop attualmente formata da 5 persone attorno alle quali ruota una serie di volontari e collaboratori necessari per seguire, mediamente, 14-15 disabili. “Nella struttura che utilizziamo i posti sono 23 e prima della pandemia – racconta Marino – li impegnavamo quasi tutti”.

La cooperativa “Shalom” e la Fondazione Specchio d’Italia hanno trovato naturale collaborare in questa impresa, importante per una comunità di circa 60 mila abitanti, visto che, insieme, e per la prima volta in questo Natale, hanno portato anche nella città calabrese che si affaccia sul Mar Ionio il progetto della Tredicesima degli anziani. Iniziative raccontate e seguite anche dal giornale locale “Il Crotonese”.

Servirebbero almeno 19 mila euro – spiega Marino -. Il furgone che utilizziamo da sempre è anche sprovvisto della pedana per consentire una salita e una discesa agevoli a chi è obbligato a muoversi su una sedia a rotelle”. Il pulmino è uno strumento indispensabile per chi, ogni giorno, deve accompagnare i disabili da casa al centro diurno, ospitato in un edificio della Caritas, oppure per raggiungere i diversi centri fisioterapici della città calabrese.

La cooperativa Shalom, negli anni, s’è creata una solida competenza e svolge le sue attività in convenzione con il Comune di Crotone e partecipa a progetti nelle scuole ovviamente finalizzati all’inclusione dei disabili.

Fondo di Solidarietà

La Fondazione Specchio d’Italia nasce per rispondere alle richieste d’aiuto provenienti da diverse regioni italiane a seguito dell’emergenza sanitaria scatenata dal Covid-19. Segue il modello della Fondazione La Stampa – Specchio dei tempi, che da oltre 60 anni trasforma la generosità dei piemontesi in interventi a favore dei più deboli. 

Specchio d’Italia ha già avviato iniziative concrete in diverse regioni italiane, abbracciando le famiglie più emarginate, gli studenti più fragili, gli anziani in difficoltà e le piccole imprese travolte dalla pandemia. Lavoriamo per frenare l’abbandono scolastico, arginare il disagio sociale nelle periferie e per dare sollievo a chi soffre: malati, persone con disabilità, madri sole. Operiamo in tutto il mondo: in Sri Lanka finanziamo un villaggio di cinque case-famiglia per le bambine vittime di abusi e violenze, oltre ad un orfanotrofio per i bimbi di strada. In Somalia siamo presenti con un ospedale pediatrico con 50 posti letto. In Messico abbiamo ricostruito una scuola per i bimbi terremotati.

Ovunque, Specchio d’Italia s’impegna a dare aiuti concreti a chi ha realmente bisogno, donando speranza. Forte dell’esperienza maturata da Specchio dei tempi, la fondazione porta avanti progetti volti a contrastare vecchie e nuove povertà. Progetti resi possibili dai lettori delle testate del Gruppo Gedi e da migliaia di donatori.

Doposcuola in Lucania

Le periferie non sono solo quelle delle metropoli. Ci sono angoli d’Italia che per la loro marginalità geografica diventano periferie essi stessi e dove anche organizzare un doposcuola è impresa originale. E’ quanto sta accadendo a Sant’Arcangelo di Lucania, 7 mila abitanti, dove i ragazzini che vivono nella parte più povera del centro storico, sono finalmente seguiti da educatrici, tre, organizzate dall’Associazione Art Digital Emotion, con sede nel vicino comune di Teana, e finanziata da Specchio d’Italia.

“Senza questo aiuto non avremmo potuto fare nulla” racconta la referente del gruppo, Benedetta Cironi dal Tirolo, in Austria, dove lavora come assistente d’Italiano in un Liceo. Vi stupite? Non dovete: il presidente dell’associazione, per dire, vive a Roma. Il progetto di Sant’Arcangelo ha le sue radici in una community di Facebook nata durante il lockdown, che vedeva Benedetta Cironi tra i protagonisti. “Ero a sant’Arcangelo in quel periodo – racconta l’insegnante – ed avevo come vicino di casa un ragazzino immigrato di 10 anni che frequentava con il progetto Sprar l’ultimo anno delle elementari e non sapeva né leggere né scrivere”.

Benedetta si è rivolta a “Digitali e Uguali”, l’iniziativa portata avanti da Specchio insieme al Gruppo Gedi per donare computer agli studenti bisognosi. Benedetta ha chiesto aiuto e abbiamo risposto, contribuendo a creare un progetto estivo che ha coinvolto durante la pandemia una ventina di bambini di Sant’Arcangelo per tre mesi. Finita l’estate, l’iniziativa è stata rifinanziata, riprogrammata, ed è stato coinvolto il Comune che ha messo a disposizione i locali della biblioteca civica: gli studenti coinvolti sono saliti a 30 (elementari e medie). Le maestre da due a tre. E ora? Pur essendo al telefono, sembra di vedere il sorriso di Benedetta: “Se Sant’Arcangelo è il primo esempio di doposcuola, ora guarderemo ai comuni limitrofi: Francavilla, Villa D’Agri. Vogliamo continuare a crescere”.

Terremoto di Haiti

Haiti è di nuovo in ginocchio. Nell’estate del 2021 è stata sconvolta da un altro spaventoso terremoto, dopo quello del 2010: lavoriamo sull’isola da quei giorni terribili, insieme ai padri camilliani. Non ce ne siamo mai andati e ora, in questa emergenza, non possiamo lasciare sola la nostra gente. Un popolo poverissimo, che si ritrova con centinaia di morti, migliaia di feriti, un sistema sanitario pressoché inesistente e bande armate che ostacolano i soccorsi con rapine e rapimenti. Per questo abbiamo immediatamente aperto una raccolta fondi insieme alla nostra onlus sorella Specchio dei tempi: per offrire cure e sostegni concreti a migliaia di famiglie che hanno perso tutto. Il primo container con i nostri aiuti umanitari è arrivato a Natale.

Nel 2010 intervenimmo per sostenere l’attività dell’Ospedale Saint Camille di Port Au Prince, contribuendo anche alla realizzazione di un ambulatorio a Jeremee, nella parte più meridionale dell’isola, che risulta essere oggi anche la zona più colpita dall’ultimo terremoto. “Al momento le priorità sono due – spiega padre Antonio Menegon – l’assistenza ai feriti che spesso si trovano in villaggi completamente privi di strutture mediche di base e il reperimento di alternative abitative alle case distrutte. La prima emergenza è resa più critica sia dalle strade che attraversano la tormentata e montuosa area colpita e la dalla presenza di bande di criminali che, dopo le recenti traversie politiche del paese, hanno preso forza e che compiono continuamente rapine, rapimenti e violenze. Accanto al dramma del terremoto, qui dobbiamo dunque fare i conti anche con un profondo dramma sociale”.

Padre Robert Daudier è il direttore dell’Ospedale Saint Camille: “La scossa è stata violentissima anche nella capitale, ma è nella zona di Jeremee che la situazione è davvero tragica. Di fatto, è difficile potare soccorsi via terra perché l’area di Martissant, lungo il percorso, è in mano ai banditi da mesi: sparano alle auto di passaggio, aggrediscono i passanti, rapiscono chi può pagare qualcosa, ed i bianchi sono i più a rischio. Abbiamo bisogno di aiuto per superare queste situazioni difficili, magari cercando di utilizzare anche un elicottero. La popolazione non ce la faceva già più di fronte a queste terribili condizioni socio-politiche. Ed ora è arrivato il terremoto, con centinaia e centinaia di morti, migliaia di case distrutte, decine di migliaia di famiglie in gravissima difficoltà, anche alimentare”.

*Foto Ansa / La Stampa

In aiuto del Brasile

In Italia il Covid fa meno paura, ma altrove sembra inarrestabile e compie stragi. Soprattutto nelle aree del mondo più povere, in quei paesi dove non si riesce ad opporgli adeguate campagne di vaccinazione. Come capita in Brasile, dove la pandemia ha già fatto mezzo milione di morti e dove la sua progressione è testimoniata da 100.000 contagi al giorno. Ma in molte aree rurali del Brasile, accanto al Covid si muore anche di fame, di denutrizione, in conseguenza di un’alimentazione precaria, dannosa, invalidante. E così la pandemia uccide indifferentemente giovani ed anziani, senza fare distinzioni, con crudeltà.

Specchio d’Italia ha ricevuto, in questi giorni, il disperato appello di Crateus, un centro agricolo dello stato del Ceará, in Brasile, sette ore di pullman all’interno di Fortaleza. I volontari della Caritas, che lavorano qui, sono stati molto chiari: “Covid e fame stanno trasformando la vita della gente in un inferno. Gli ospedali non ricevono più i malati e si muore in casa e persino per strada”. A mancare sono ormai le medicine, ma anche i generi alimentari. La perdita di potere di acquisto del real ha impoverito tutti. I prezzi sono saliti alle stelle”.

Specchio ha così deciso di intervenire sostenendo aiuti alimentari per 560 persone. Nelle prossime ore avvierà la distribuzione di pacchi alimentari, ognuno dei quali consentirà ad una famiglia di sopravvivere per un mese. Il pacco conterrà riso, cous cous, spaghetti, sardine, caffè, olio, zucchero, sale, biscotti oltre a prodotti per l’igiene personale.