Terremoto di Haiti

Haiti è di nuovo in ginocchio. Nell’estate del 2021 è stata sconvolta da un altro spaventoso terremoto, dopo quello del 2010: lavoriamo sull’isola da quei giorni terribili, insieme ai padri camilliani. Non ce ne siamo mai andati e ora, in questa emergenza, non possiamo lasciare sola la nostra gente. Un popolo poverissimo, che si ritrova con centinaia di morti, migliaia di feriti, un sistema sanitario pressoché inesistente e bande armate che ostacolano i soccorsi con rapine e rapimenti. Per questo abbiamo immediatamente aperto una raccolta fondi insieme alla nostra Fondazione sorella Specchio dei tempi: per offrire cure e sostegni concreti a migliaia di famiglie che hanno perso tutto. Il primo container con i nostri aiuti umanitari è arrivato a Natale.

Nel 2010 intervenimmo per sostenere l’attività dell’Ospedale Saint Camille di Port Au Prince, contribuendo anche alla realizzazione di un ambulatorio a Jeremee, nella parte più meridionale dell’isola, che risulta essere oggi anche la zona più colpita dall’ultimo terremoto. “Al momento le priorità sono due – spiega padre Antonio Menegon – l’assistenza ai feriti che spesso si trovano in villaggi completamente privi di strutture mediche di base e il reperimento di alternative abitative alle case distrutte. La prima emergenza è resa più critica sia dalle strade che attraversano la tormentata e montuosa area colpita e la dalla presenza di bande di criminali che, dopo le recenti traversie politiche del paese, hanno preso forza e che compiono continuamente rapine, rapimenti e violenze. Accanto al dramma del terremoto, qui dobbiamo dunque fare i conti anche con un profondo dramma sociale”.

Padre Robert Daudier è il direttore dell’Ospedale Saint Camille: “La scossa è stata violentissima anche nella capitale, ma è nella zona di Jeremee che la situazione è davvero tragica. Di fatto, è difficile potare soccorsi via terra perché l’area di Martissant, lungo il percorso, è in mano ai banditi da mesi: sparano alle auto di passaggio, aggrediscono i passanti, rapiscono chi può pagare qualcosa, ed i bianchi sono i più a rischio. Abbiamo bisogno di aiuto per superare queste situazioni difficili, magari cercando di utilizzare anche un elicottero. La popolazione non ce la faceva già più di fronte a queste terribili condizioni socio-politiche. Ed ora è arrivato il terremoto, con centinaia e centinaia di morti, migliaia di case distrutte, decine di migliaia di famiglie in gravissima difficoltà, anche alimentare”.

*Foto Ansa / La Stampa