Maria, una vita al freddo dopo sei figli

Angelo Conti

Alle spalle ha una vita dura, a tratti durissima e spietata. Maria ha 87 anni e vive a Roma, in una anonima casa popolare del “Serpentone” di via Torrevecchia. Ciociara di Sora ha passato la gioventù in Abruzzo, prima di sposarsi a Roma. Tiene sempre un cappello rosso in testa, anche in casa: “Posso accendere il riscaldamento solo un’ora al giorno, lo faccio di mattina quando mi sveglio. Poi cerco di ripararmi dal freddo con una coperta”.

Il suo mondo sta in un armadio colmo di fotografie, custodite con amore ma in una confusione totale. Fra le dita scorre ogni immagine: “Questo in divisa era mio padre e questa mia madre, quando sono nata avevano 19 e 17 anni. Ma sono morti presto, tutti e due”. Maria è rimasta sola davanti alla vita ed ha trovato un uomo violento. Marito e padre di sei figli, ma anche autore di violenze e sevizie. “Non si fermava nemmeno quando ero incinta”. I figli potevano essere una svolta, ma sono stati un calvario. “Tre li ho già persi, altri due sono spariti. Uno solo si ricorda di me, viene a trovarmi ma non mi può aiutare perché ha tanti problemi anche lui”.

Stiamo sostenendo Maria con Forza Nonni, il progetto con cui la fondazione Specchio d’Italia offre aiuti alimentari, economici e psicologici agli anziani più poveri della capitale. Negli scorsi gironi le abbiamo donato anche la Tredicesima dell’Amicizia, un assegno di 300 euro per pagare il riscaldamento e le spese più urgenti. Un assegno che Specchio distribuisce a migliaia di anziani da oltre quarant’anni: la tradizione è nata nel 1976 in Piemonte, e ora è approdata anche a Roma, Milano, Sassari, Trieste, Bari, Palermo e Genova.

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La storia di Maria è tristissima. Ha perso due figli nel modo più drammatico. “Paolo beveva, beveva sempre, troppo. Più di una volta l’ho trovato riverso per strada, sull’asfalto, che dormiva. Anche d’inverno. L’alcool gli ha spappolato il fegato. E’ morto per un tumore, che ha tenuto nascosto per anni. Non voleva essere curato. Non voleva stare lontano dall’alcool”. Anche per Lucia la fine è arrivata per una dipendenza: “Si drogava. Si è drogata per anni. Speravo ne uscisse dopo il matrimonio, ma ha sposato uno come lei. E’ stato un disastro. Hanno avuto un figlio, che è entrato in carcere quando era ancora minorenne e c’è tuttora, a trent’anni. Lei è morta ancora giovane, consumata dall’eroina. Guardate quanto erano belli”. E dall’armadio estrae l’ennesima fotografia, quello di una ragazza bellissima, con lunghi capelli corvini e lo sguardo intenso. Poi si volta, verso un divano coperto da bambole e peluche: erano di Lucia. “Non ho mai trovato il coraggio di buttarli”. Anche se il rapporto con questa figlia tanto amata non è stato semplice: “Mi faceva arrabbiare perché mi rubava tutto. Quello che poteva vendere se lo portava via. Lo trasformava in dosi di droga”.

Adesso Maria vive di niente. “Non aspetto più nulla. Il mio contatto col mondo è rimasto soltanto Specchio d’Italia. Due volte al mese viene a trovarmi un ragazzo che mi rassetta la casa: dovrebbe fermarsi due ore ma si ferma sempre di più. E due volte al mese arriva la benedetta borsa della spesa. Per me un aiuto importante e prezioso. Come momenti di pace sono anche le chiacchierate con i volontari di Specchio, al telefono, una volta alla settimana. Ho una pensione microscopica e pago un affitto di 120 euro che è poco per tanti ma che a me sembra una cifra enorme”. Ha giornate tutte uguali, vuote: “Sto sul letto, non guardo più nemmeno la televisione. Raccontano tristezze e non le voglio sentire: ne ho già vissute tante”.

Ci congeda commossa, cercando le parole: “Posso solo dire grazie a Specchio d’Italia. E anche arrivederci: vero che resterete per sempre con me?”.

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