Specchio a Rivne, la città degli orfani

Angelo Conti

In Ucraina c’è anche la città degli orfani. Si chiama Rivne e sta nel nord ovest, a pochi chilometri dal confine con la temutissima Bielorussia, da dove sono partiti molti dei missili nell’attacco della scorsa settimana a Kiev, Leopoli ed altre città del Paese.

Qui Specchio ha cominciato ad operare dalla scorsa settimana, avviando la costruzione di una tensostruttura d’emergenza nella piazza più centrale ed iniziando a sostenere le tante famiglie che si sono trovate senza il papà, caduto al fronte: “La divisione Rivne dell’esercito ucraino – spiega il governatore della città metropolitana, Alex Tretiak – è stata la prima a contrastare l’invasione russa, già il 24 febbraio all’alba nell’oblast di Kiev, ed è quella che ha avuto più perdite. Solo in città abbiamo quasi 100 orfani di guerra, con le relative mamme. Gente che non dobbiamo assistere solo sotto il profilo economico, ma anche condividendo il loro dramma”.

Alex Tretiak, ex seminarista, è l’astro nascente della politica ucraina. Ha 36 anni ed è il più giovane governatore di una città metropolitana: guida da due anni il distretto di Rivne. Eletto nelle liste dell’ex presidente Poroshenko battuto da Zelensky nel 2019, allo scoppio del conflitto ha subito cancellato ogni divisione: “Ora dobbiamo fare fronte comune e siamo tutti dalla stessa parte”. Zelensky ha apprezzato e spesso, adesso, lo consulta. È una zona delicatissima, quella di Rivne, perché confina con la Bielorussia da cui si attendono attacchi in qualsiasi momento: “Sulla città sono caduti missili che hanno devastato l’aeroporto ed alcune altre strutture logistiche. Ora sappiamo che a Luninets, ad appena 50 chilometri dal nostro confine, ci sono le rampe per i droni kamikaze iraniani, ed abbiamo obbiettivamente paura”.

Ma il vero dramma potrebbe arrivare non dalla Bielorussia ma dal taglio dell’energia: “La nostra è l’area più fredda del paese, e non solo perché è a nord. Il blocco della centrale nucleare di Zaporizhia, che è di gran lunga la più importante dell’Ucraina ma che è in mano ai russi, colpirebbe soprattutto noi. Senza energia qui si corre realmente il rischio di morire di freddo. Lo temiamo molto più dei droni”.

Non c’è materialmente il tempo per trovare soluzioni alternative: “In alcuni comuni già la settimana scorsa abbiamo sfiorato gli zero gradi. In tanti sono tornati alla legna, anche raccogliendola nei boschi. Per fortuna che da noi gli alberi non mancano. Ma sono in pochi ad avere stufe adatte e sul mercato non se ne trovano più…”.

Sri Lanka

Quel legame di solidarietà che ci unisce allo Sri Lanka

Angelo Conti, da specchiodeitempi.org

C’è un forte legame fra Specchio dei tempi e lo Sri Lanka. Vitale ogni giorno, per la completa assistenza che offriamo, da 9 anni, alle bambine violate che ospitiamo nelle nostre case famiglia di Ibbawale, nel sud del paese. Qui operiamo in strettissima sinergia con i monaci buddhisti della Southern province, nell’accogliere le bimbe (molte piccolissime, persino di 5 anni) che i tribunali decidono di sottrarre alle famiglie dopo episodi di violenza domestica.

Ma il nostro legame con questo Paese ha radici lontane, dall’anno dello tsunami, il 2004, quando una sottoscrizione popolare fra i lettori de La Stampa ci consentì di compiere molti importanti interventi, in sinergia con il Gruppo Umana Solidarietà di Paolo Bernabucci. Ricostruimmo tre scuole (a Galle, Matara ed Hikkaduwa), donammo barche (e quindi lavoro) a 95 pescatori che avevano perso imbarcazioni e motori, assistemmo centinaia di famiglie in difficoltà, fummo vicini ai salesiani di Negombo (la città più colpita dalle esplosioni di stamattina con oltre 62 morti) e soprattutto iniziammo la costruzione del Children’s Village che, dopo una prima parentesi sanitaria, nel 2010 fu riconvertito per ospitare bambine violate, oggi sono 25.

Abbiamo così potuto conoscere a fondo lo Sri Lanka ed i cingalesi. Paese povero, poverissimo nelle campagne, ma forte e determinato nei suoi valori. Un paese a grande maggioranza buddhista (71%), ma con una crescente componente islamica (oltre il 10%) ed una vitale comunità cristiana (intorno al 7% della popolazione). Gli induisti (che abitano la zona nord) sono circa il 12%.

Lo Sri Lanka non è nuovo al terrore. Sino a pochissimi anni fa ha dovuto fare i conti con gli attacchi dei tamil, etnia vicina agli induisti che si arroccava nell’area nord orientale. Raggiunta una faticosa pace, ci sono stati alcuni anni di relativa tranquillità. Interrotti dalla tragedia di questa mattina che vede la violenza trasformarsi in una nuova minaccia per il futuro di un paese che ha radici sane e tanta voglia di crescere ancora.