Il 30% delle famiglie italiane non ha un computer

Ilaria Venturi
La Repubblica, 22/03/21

Che cosa significa avere un computer sulla scrivania per seguire le lezioni a distanza e, più in generale, per affacciarsi al mondo? Domanda non banale se l’Istat racconta che nel nostro Paese oltre il 30 per cento delle famiglie non ha un device in casa, mentre la scuola da più di un anno procede a singhiozzo – in presenza (poco) e a distanza – a causa della pandemia.

Il preside Salvatore Lentini ricorda ancora i volti sorpresi di quando si è presentato ai suoi alunni coi computer donati alla scuola. Ha fatto il giro di quelli che ne avevano più bisogno durante il primo lockdown, «perché da noi la situazione era drammatica, il mio istituto è frequentato soprattutto da studenti dalla Val Seriana, vivevano la morte di nonni e parenti: non potevo perderne nemmeno uno, era inaccettabile solo perché non avevano uno strumento per collegarsi a distanza». Dirige l’istituto comprensivo Spada di Sovere, in provincia di Bergamo: 720 studenti dalla materna alle medie.

«Ora siamo di nuovo in emergenza e il problema si ripropone, anche se noi siamo una scuola all’avanguardia». Un esempio? I ragazzini delle medie hanno costruito due anni fa una serra coi sensori per l’irrigazione. Green economy e nuove tecnologie, le stesse che uno di questi alunni, una volta al liceo, ha usato per realizzare con la stampante 3D i componenti per sdoppiare i respiratori. «Non ha mai voluto che lo rendessimo pubblico, ma ha fornito tutti gli ospedali di Bergamo». Il preside guarda oltre l’emergenza, «l’integrazione del digitale nella didattica rimarrà la strada, e se le imprese ci danno una mano sono le benvenute, ciascuno nel rispetto della propria autonomia».

Yoox, che già aveva regalato computer alle scuole, anche a quella di Sovere, ha lanciato ora con il gruppo editoriale Gedi, l’iniziativa “Digitali e Uguali” per arrivare a tutti i bambini e le bambine in Italia: non hanno un device in 850mila, rileva ancora l’Istat. «Già fai fatica in tempi normali a permettertene uno per ogni figlio, ora con i problemi economici causati dalla pandemia è per molti diventato impossibile» osserva Franco, che vive in provincia di Barletta, tre figli. «Nessuna vergogna a riceverli, da questa pandemia ne usciremo solo dandoci una mano».

Filippo, 15 anni, liceale al classico a Bergamo, preferisce non dirlo, «per rispetto verso chi non lo possiede». Sua mamma racconta: «Avendo perso il lavoro a cinquant’anni prima del Covid e con un marito in smart working mi sono resa conto di quanto fosse necessario per mio figlio in Dad un computer tutto suo. Solo che con uno stipendio in meno l’acquisto anche a rate era impraticabile. Del tutto casualmente ho letto del progetto di Yoox che si offriva di dare gratis un computer a studenti in condizioni di necessità. Ho scritto, mi hanno risposto». Continua Filippo: «Un computer tutto mio mi ha reso indipendente. Col telefonino non riuscivo a seguire le lezioni, adesso va molto meglio. Anche se non vedo l’ora che l’isola- mento finisca».

Il problema delle connessioni e dei device, ragiona Lentini, «anche in territori a maggior sviluppo economico va colmato, siamo ancora indietro». Una sfida dell’Europa, come ha di recente ricordato il presidente del Parlamento David Sassoli: «L’accesso alla rete come nuovo diritto umano». Il presidente della Repubblica augura “pieno successo” alla campagna “Digitali e Uguali” promossa da Yoox e Gedi, con la Fondazione Golinelli e la Fondazione Specchio d’Italia Onlus.