Lucia Caretti
I nativi digitali sono così, come questi ragazzi della Seconda A. Sanno cos’è un server, come funzionano i video-game in rete, cosa può fare «un malintenzionato bravo al computer». Hanno 12 anni e un telefono pieno di notifiche. Leggono i commenti ai balletti su Tik Tok e temono di essere travolti dall’odio online. «Non siete soli – li rassicura l’avvocato Beatrice Tenucci – siamo qui per aiutarvi a rispettare gli altri e a farvi rispettare, sui social, su WhatsApp e in ogni ambito della vostra vita».
Scuola Media Lombardini, Istituto comprensivo Marcello Candia, quartiere Corvetto. È una mattinata speciale. Niente storia o matematica, tutti in cerchio intorno a tre prof d’eccezione: una civilista e due psicologhe per venti allievi. S’impara a non insultare, non giudicare, accogliere le differenze. Il progetto si chiama Fuori dai guai e offre agli studenti un percorso di tre incontri, per ragionare sul confine tra regole e libertà, e sui rischi di Internet. L’iniziativa favorisce la cultura della legalità e della cittadinanza attiva, lo sviluppo dell’empatia e della gentilezza. È realizzata dalla fondazione Specchio d’Italia (la onlus vicina al Gruppo Gedi) e finanziata dalla Fondazione Baggi Sisini Onlus.
La proposta educativa è curata dal team di psicologhe dello Studio Crescere Insieme: Evelina Molinari, Stefania Ravasi, Elisa Anderloni e Annapaola Primavesi. Con loro, lo studio legale Beatrice Tenucci. Nelle classi coinvolte (due alla Lombardini e due all’Istituto Maffucci), 100 studenti si confrontano con le esperte in piccoli gruppi, attraverso giochi e dibattiti. «Stiamo piantando un seme tra questi banchi di periferia» continua l’avvocato, che da trent’anni si occupa di diritto di famiglia e minorile.
«La metodologia è quella dell’educazione tra pari, per la prevenzione di comportamenti negativi attraverso meccanismi di influenza sociale ed emozionale» chiarisce la psicologa Molinari, che è specializzata sulla scuola. «I ragazzi che lo vorranno andranno nelle altre classi per raccontare questa esperienza e diffondere una cultura inclusiva» prosegue Tenucci. «Nel quartiere c’è un problema di integrazione e i nostri allievi sono molto attenti a questi temi». Basta ascoltarli: sognano un mondo in cui nessuno si deve vergognare per il colore della pelle, per la forma del corpo, per i vestiti che indossa, per il cibo che mangia. Sognano un mondo con meno prese in giro, anche se a volte non sanno come interrompere gli sfottò.
«Ognuno di voi può essere di esempio per gli altri –spiegano le psicologhe ai giovani – abbiate il coraggio di intervenire quando un vostro compagno viene preso di mira in chat. Fermate l’escalation. Voi potete cambiare le cose». «Quando invece qualcuno vi offende –incalza l’avvocato – ricordatevi che farvi rispettare è un diritto ed esistono delle leggi che vi tutelano. Per questo le regole sono importanti: ci danno protezione e se le viviamo in modo positivo ci fanno sentire bene, ci rendono fieri di noi».
Essere in pace con se stessi, pensare prima di agire o condividere qualcosa, per non trovarsi a disagio quando è troppo tardi. Durante le lezioni ci si sofferma su valori ed emozioni, ma anche su consigli pratici, per evitare pericoli sui social e per conoscere i fondamentali del diritto. Perché la teoria non basta: «Il rispetto non ha parole – interviene un alunno di origini asiatiche – se dici una cosa, non vale niente. Il rispetto lo devi dimostrare ogni giorno con i fatti».