Villaggio delle bambine

In Sri Lanka, nell’entroterra di Matara, a circa 12 chilometri dalla costa, abbiamo costruito un villaggio, subito dopo lo tsunami del 2004. Cinque case famiglia, un medical center, la casetta degli uffici: inizialmente servì per dare assistenza a chi, nel maremoto, aveva subito gravi traumi e fratture. Ma dopo qualche anno queste esigenza venne a mancare e, d’accordo con il governo cingalese e con il Tribunale di Matara, decidemmo di convertire le strutture in centro di accoglienza per bambine sfortunate. Così, da oltre otto anni, ospitiamo queste piccole che hanno vissuto sulla propria pelle l’abuso e l’abbandono.   

È il nostro impegno contro la violenza sulle donne: un progetto concreto di cui ci occupiamo quotidianamente, non soltanto nel giorno delle “scarpette rosse”. Un progetto avviato da Specchio dei tempi e sostenuto da Specchio d’Italia, unico nel nostro Paese: è stato raccontato anche dal Kilimangiaro di Rai3 e la nostra fondazione vuole farlo conoscere in tutta Italia. 

Oggi le bimbe sono una ventina, divise nelle case famiglia che stiamo ammodernando. Nel villaggio hanno spazi per giocare e per studiare e ogni mattina le portiamo a lezione con il nostro scuolabus. Sosteniamo interamente il peso economico dell’iniziativa che, nella pratica, è realizzata dai monaci buddhisti della Oba Mama Association, guidata dal reverendo Ratanasare, il capo spirituale del sud dello Sri Lanka.

Dal 2017 sosteniamo anche l’Orphanage di Matara. Cioè un orfanotrofio gestito dai monaci buddisti su mandato del tribunale. Attualmente ospita 13 ragazzi, più della metà dei quali sotto i 6 anni: dal bimbo che ha perso entrambi i genitori colpiti da un cancro, a quello che i genitori non li ha mai avuti, a quello che è stato abbandonato in ospedale dalla famiglia soltanto perché malato. Poi ci sono i “bambini di strada” a cui è stato dato un tetto. Non potevamo, e non possiamo, lasciarli soli.

Scuola di Negombo

Siamo vicini allo Sri Lanka da oltre 15 anni, con il progetto del Villaggio di Ibbawale. E abbiamo voluto esserlo anche dopo la spaventosa serie di attentati che hanno devastato il paese a Pasqua 2019. Quel giorno, infatti, abbiamo immediatamente aperto una raccolta tra i donatori di Specchio dei tempi, la fondazione piemontese di cui oggi portiamo avanti l’operato in tutto il mondo.

Volevamo aiutare gli orfani e le famiglie colpite da quella inaudita violenza, così abbiamo iniziato ad operare per portare ai più poveri fra i colpiti, insieme ad un aiuto concreto, anche un segnale di amicizia: l’amicizia di un paese lontano come l’Italia, che sa però condividere questi immensi drammi.

Da allora lavoriamo a Negombo, nello Sri Lanka centrale, dove due chiese cattoliche erano state attaccate da estremisti islamici che hanno ucciso oltre 200 persone. La tragedia di questa piccola enclave cristiana, in un paese a forte prevalenza buddhista e con una importante componente islamica, è stata presto dimenticata.

Si tratta infatti di un’area povera, con scarso appeal turistico, abitata prevalentemente da pescatori: abbiamo deciso di impegnarci qui, cercando di far dimenticare in fretta, ai bambini delle scuole, quel tremendo trauma. In quegli attentati molti di questi bimbi hanno perso nonni, zii, cugini, persino genitori. E così nella public junior school Dundalpitiya e nella vicina preschool dei salesiani abbiamo portato conforto ed aiuto. Soprattutto nella poverissima scuola primaria, a cui stiamo davvero cambiando volto, con aule rinnovate e nuovi spazi gioco.

Perché, per noi, i bambini difficoltà, soprattutto quelli di un’area povera come questa, vanno aiutati sempre. Soprattutto quando gli altri, in questo caso i grandi attori della cosiddetta “comunità internazionale”, dimenticano troppo in fretta.